ROMA, 12 OTT - Senza farmaci equivalenti e biosimilari la spesa farmaceutica sarebbe più alta di 4 miliardi. Lo hanno affermato gli esperti all'assemblea pubblica di Assogenerici, che ha celebrato i 20 anni dalla loro introduzione in Italia.
Secondo un rapporto di Ims Health tra il 2010 e il 2015 il prezzo medio dei farmaci con obbligo di prescrizione sul canale farmacia è diminuito del 15%, passando da 11 a 9,5 euro a confezione. Nonostante i vantaggi ci sono ancora molte differenze regionali sulle percentuali di adozione, con la Campania fanalino di coda e la provincia di Trento che è al primo posto, separate di 15 punti percentuali. In totale nel 2015 i pazienti hanno speso 980 milioni di euro per coprire la differenza di prezzo tra medicinale a brevetto scaduto e prezzo di riferimento. Il settore, ha sottolineato il presidente di Assogenerici Enrique Hausermann, continuerà a generare risparmi anche nel futuro, con le molecole che perderanno il brevetto tra il 2017 e il 2020 che potenzialmente faranno risparmiare 3,7 miliardi di euro.
"Se nel nostro paese si è riusciti nel tempo a sostenere la spesa farmaceutica e a permettere l'adozione progressiva dell'innovazione - ha affermato -, lo si deve alla presenza di un settore, quello dei farmaci equivalenti e biosimilari, dinamico e competitivo. I maggiori oneri si sarebbero ripercossi anche sull'accesso alle cure: a titolo di esempio, grazie all'arrivo del Filgrastim biosimilare, dal 2006 al 2015 il numero dei pazienti che hanno potuto beneficiare del trattamento è aumentato del 53% e ancora, in un solo anno, l'infliximab biosimilare ha consentito di curare il 10% di malati in più".
Fonte: ANSA
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