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Salute digitale, quali possono essere i rischi?


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Salute digitale, quali possono essere i rischi?

Giovedi 8 Aprile 2021  Davide Cavaleri

La digitalizzazione della salute offre possibilità impensabili al futuro della medicina. L’auto monitoraggio dei parametri vitali e del rispetto di un corretto stile di vita, una maggiore disponibilità dei test genetici, un accesso alle cure più semplice o la possibilità di gestire patologie una volta fatali rappresentano senza dubbio un’importante evoluzione per una migliore salute a livello globale.

Come tutte le innovazioni, anche quella sanitaria comporta una serie di rischi, dall'eliminazione della privacy attraverso l’hackeraggio dei dispositivi medici fino al bioterrorismo. Sarà compito e dovere delle autorità sanitarie adeguarsi rapidamente a questi cambiamenti, non solo per utilizzare al meglio le informazioni, ma soprattutto per restare al passo con la tecnologia, tenendo in considerazione i pericoli ad essa correlati e sviluppando contromisure per minimizzarli.

Regolare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale adattiva
Un'intelligenza artificiale adattiva (A.I.) è quella che può adattarsi alle nuove informazioni che riceve. In un ambiente clinico potrebbe per esempio raccomandare esami del sangue più frequenti a una popolazione con un'alta prevalenza di diabete e, se queste persone hanno anche la tendenza a sviluppare problemi cardiaci, suggerire una visita cardiologica.

Ma gli algoritmi che guidano l’A.I. si fondano su dati medici che contengono intrinsecamente dei pregiudizi. Quindi, imparando da questi dati, il sistema rischia di dare maggior peso a pregiudizi dannosi come la discriminazione razziale o sessuale. Per ridurre questo pericolo le autorità dovrebbero adottare nuovi approcci normativi per garantire l’equità degli algoritmi utilizzati nelle strutture sanitarie.

Hackeraggio da remoto dei dispositivi medici
I nuovi dispositivi e impianti medici sono sempre più spesso dotati di funzionalità legate alla connettività wireless, sia a scopo di monitoraggio che diagnostico. Questa prerogativa li rende però più vulnerabili a manomissioni da remoto, che potrebbero rivelarsi fatali per i pazienti.

Nel 2011 è stato dimostrato come fosse possibile hackerare alcune pompe per insulina e somministrare dosi fatali ai pazienti diabetici. Come sarebbe possibile intervenire sui pacemaker tramite Bluetooth, compromettere i dati dei raggi X, riconfigurare in remoto le scansioni TC (tomografia computerizzata) per alterare l'esposizione alle radiazioni. Dato che sempre più pazienti e istituzioni sanitarie adottano tali soluzioni, le autorità di regolamentazione dovrebbero essere in grado di garantire che vengano impiegate tecnologie sicure e non soggette ad attacchi da remoto.

Violazioni della privacy
La digitalizzazione della salute compromette inevitabilmente una parte della privacy dell’individuo. Per fornire dati personalizzati, strumenti come i sensori di salute e l’A.I. hanno bisogno di accedere ai nostri dati sanitari personali, dando la possibilità di accedere ad essi anche alle aziende che gestiscono questi dati.

Con l’introduzione di tecnologie sempre più avanzate, la privacy e la sicurezza legate alla salute digitale diventeranno questioni sempre più complesse e sarà importante che le autorità sanitarie siano pronte a effettuare gli opportuni adeguamenti.

Attacchi informatici agli ospedali
Le più comuni minacce informatiche in ambito sanitario sono i ransomware, ossia attacchi informatici che infettano i sistemi informatici con malware (software dannosi) o virus digitali per crittografare e rendere inaccessibili file cruciali. Il risultato è la paralisi delle strutture colpite fino a quando non viene pagato un riscatto, di solito tramite criptovaluta (Bitcoin).

Nel 2017 sono state attaccate in questo modo 61 istituzioni del National Health Service (NHS), il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, utilizzando il malware WannaCry. Il risultato è stato l'annullamento degli interventi chirurgici e degli appuntamenti, la perdita della connessione Internet negli ospedali e il trasferimento dei pazienti dai reparti di emergenza.

In generale i cyber attacchi di questo tipo non si sono fermati. Verso la fine del 2020 è stato registrato un aumento del 45% delle aggressioni informatiche alle organizzazioni sanitarie a livello globale. I pazienti dovrebbero richiedere maggiore sicurezza sui propri dati e il personale medico e la direzione sanitaria dovrebbero essere meglio informati sui rischi del crimine informatico per contrastarli meglio. Infatti una parte dei danni causati da WannaCry si sarebbero potuti evitare, dal momento che il suo dilagare è stato favorito dall'utilizzo diffuso di sistemi informatici obsoleti e dalla scarsa consapevolezza di quanto sia importante aggiornare i software.

Tecnologie per l'autodiagnosi
L’accesso al web ha creato un problema non indifferente ai medici. I pazienti cercano in rete informazioni sui loro sintomi e sui potenziali trattamenti, con il grosso rischio di associare erroneamente i loro sintomi a condizioni più gravi di quelle che verrebbero diagnosticate dal medico. Presto sempre più pazienti avranno accesso a più dati relativi al loro stato di salute, siano essi il risultato di esami clinici o analisi genetiche, alcuni dei quali provenienti da società non regolamentate che offrono servizi poco accurati.

La conseguenza sarà un aumento e un aggravamento dei casi di interpretazioni errate o di automedicazione. Per evitarlo sarebbe auspicabile una guida adeguata dei pazienti da parte dei professionisti sanitari per meglio interpretare la letture dei sensori intelligenti, oltre a una migliore regolamentazione di questi servizi da parte delle autorità, cosi che i pazienti possano conoscere le aziende di cui fidarsi e possano essere evitate alcune visite ospedaliere non necessarie.

Bioterrorismo attraverso le tecnologie sanitarie digitali
L’evoluzione digitale si spinge verso nuove frontiere, così come il bioterrorismo.
La possibilità di impiantare nel cervello dispositivi di monitoraggio della salute o lo sviluppo di nanorobot in grado di analizzare molecole circolanti che innescano alcune malattie o influiscono sull’invecchiamento dalla circolazione, fa sorgere molti dubbi sull’attuale capacità di impedire l’hackeraggio di questi dispositivi e ottenere il controllo della nostra salute.

Intelligenza artificiale non sempre testata in un contesto clinico reale
Le informazioni sull’incredibile abilità di un'intelligenza artificiale in ambito sanitario in molti casi provengono da laboratori che utilizzano set di dati selezionati o impostazioni ideali che non riflettono totalmente gli ambienti clinici reali.

I ricercatori medici di Google hanno pubblicizzato le capacità dalla sua A.I. come strumento per lo screening dei pazienti per retinopatia diabetica (DR) a partire dalle scansioni retiniche, con una precisione del 90%. Questa patologia è una delle principali cause di perdita della vista in tutto il mondo e una diagnosi precoce può prevenirne le complicanze. In realtà questo strumento non è stato poi così efficiente nella pratica clinica. Utilizzata dagli infermieri in un ospedale tailandese ha messo in luce diversi limiti, come problemi di connessione alla rete, una qualità della scansione al di sotto di una determinata soglia e quindi non utilizzabile, oppure la necessità di dedicare molto tempo alla modifica di alcune immagini che l'algoritmo non era in grado di analizzare.

Limiti delle cartelle cliniche elettroniche
Con la diffusione dei dispositivi indossabili per il fitness e la possibilità per il consumatore di effettuare test genetici a costi accessibili, i pazienti utilizzeranno sempre più queste soluzioni e raccoglieranno dati personalizzati che li riguardano.

Peccato che potrebbero non essere in grado di fare inserire dal proprio medico queste informazioni nelle cartelle cliniche elettroniche, semplicemente perché non sono state progettate per accoglierle.

La rivoluzione digitale in ambito sanitario deve coinvolgere tutti gli attori del sistema, pena il rischio di disporre di una mole imponente di dati che non possono essere gestiti nella loro totalità, vanificando gli sforzi per una migliore gestione dello stato di salute dell’individuo.

Riconoscimento facciale negli ospedali
La tecnologia di riconoscimento facciale combina l'analisi delle immagini con le reti neurali profonde per interpretare i modelli in base alle caratteristiche del viso e può rivelare una serie di condizioni mediche. La sua applicazione in ambito sanitario promette per esempio di rilevare malattie genetiche rare fino a ricavare informazioni sul flusso sanguigno facciale.

Negli Stati Uniti la società Clearview AI ha creato un database di riconoscimento facciale a partire dalle immagini presenti nei social media di individui ignari e ha presentato la sua piattaforma al governo per rintracciare le persone infette dal virus SARS-CoV-2. Tuttavia l'utilizzo di una tale tecnologia da parte di una un'azienda privata pone nuovi rischi per la privacy e fa sorgere domande su come verranno utilizzate le immagini raccolte, come la condivisione con le forze dell'ordine a scopo di sorveglianza, con il rischio per esempio di alimentare ulteriormente la discriminazione razziale.

Assicurazione sanitaria
Con la disponibilità e l'adozione di dispositivi indossabili per il fitness, test genetici diretti al consumatore e sensori sanitari, le compagnie di assicurazione sanitaria sono in grado di valutare i candidati per la copertura assicurativa in base alle loro esigenze individuali. Per esempio, se il test genetico di una persona rivela una maggiore probabilità di contrarre il cancro alle ovaie, la compagnia assicurativa potrebbe coprire le spese dei test più adeguati a scopo di screening e offrirli più regolarmente.

Ma questa disponibilità di dati personali è anche un'arma a doppio taglio. Potrebbe portare a uno scenario in cui le compagnie di assicurazione potrebbero richiedere l'accesso ai dati dei dispositivi indossabili delle persone per conceder l’assicurazione, o addebitare premi più elevati se i clienti non mantengono uno stile di vita sano, fino a discriminare i candidati in base al loro rischio genetico.

Il Genetic Information Nondiscrimination Act degli Stati Uniti è stato istituito proprio per affrontare questi pregiudizi, ma non è da escludere che le pressioni delle lobby potrebbero in futuro bypassarlo modificando le polizze e minando il diritto del paziente a un trattamento equo.

Questi sono solo alcuni esempi dei potenziali problemi che potremmo dover affrontare nel prossimo futuro, altri emergeranno con il progredire delle soluzioni tecnologiche. Il tema della salute è uno dei più delicati e richiede un attento e costante monitoraggio dei rischi, unito alla volontà di reagire tempestivamente ai nuovi problemi che emergeranno, così da sfruttare i vantaggi offerti dalla tecnologia e minimizzare al contempo i potenziali pericoli, in modo da salvaguardare il nostro bene più prezioso.


Fonte: pharmastar.it
URL: https://www.pharmastar.it/news//digital-medicine/salute-digitale-quali-possono-essere-i-rischi-35108