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Nano-veicoli somministrano i farmaci dove sono necessari


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Nano-veicoli somministrano i farmaci dove sono necessari

Ricercatori finanziati dall’UE hanno sviluppato dei nano-veicoli in grado di superare la risposta immunitaria del corpo e le barriere biologiche per somministrare i farmaci nel sito bersaglio.

© Volodymyr Horbovyy, Shutterstock

I farmaci usati per trattare malattie gravi, quali ad esempio il cancro e l’Alzheimer, non sono nemmeno lontanamente efficaci quanto potrebbero. Per l’Alzheimer, solo il 30 % dei pazienti risponde alla terapia, una statistica che fa riflettere considerando che sono circa 33 milioni le persone al mondo affette da questa malattia. Il tasso di risposta per il cancro è persino più basso. Solo un quarto reagisce positivamente al trattamento e 9,6 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di varie forme della malattia.

Durante il progetto NABBA, finanziato dall’UE, giovani ricercatori hanno lavorato su innovative soluzioni che migliorerebbero l’efficacia dei farmaci in malattie con tassi di risposta molto scarsi. Il team del progetto ha sviluppato nano-veicoli per migliorare la somministrazione dei farmaci, con risultati promettenti.


Qual è il problema?

«Il vero collo di bottiglia non è rappresentato dalla mancanza di un farmaco efficiente, ma dalla difficoltà a fargli raggiungere il bersaglio terapeutico», afferma il prof. Francesco Nicotra dell’Università di Milano-Bicocca, l'ente coordinatore del progetto, in una notizia postata sul sito web «Medical News». Questo accade per due ragioni. La prima è che i farmaci non sono in grado di oltrepassare barriere biologiche quali ad esempio la barriera ematoencefalica e le membrane di pelle e mucose in intestino tenue, naso e bocca. Questa barriere sono la maniera in cui la natura fa in modo che il materiale estraneo non entri nel corpo e consente il passaggio solo a minuscole molecole con determinate caratteristiche. Esse risultano particolarmente problematiche per la maggior parte dei farmaci biologici, quali ad esempio proteine ricombinanti, anticorpi e terapie geniche. L’altra ragione è che. quando il corpo identifica un farmaco come una sostanza estranea esogena, può innescare la sua risposta immunitaria per eliminarlo. Pertanto, la sfida è quella di proteggere il farmaco in circolo e di consentirgli di oltrepassare le barriere che si frappongono tra esso e la cellula malata.

La soluzione veicolare

I nano-veicoli del team del progetto si basano su varie molecole autoassemblanti naturali e sintetiche, quali ad esempio liposomi, polisaccaridi, squaleni e politerpeni. I ricercatori di NABBA hanno progettato i veicoli in modo che risultino impercettibili al sistema immunitario e in grado di oltrepassare le barriere biologiche. Sono inoltre riusciti a incrementare la capacità di carico dei farmaci dei nano-veicoli e hanno ottenuto un rilascio controllato del farmaco una volta raggiunto il sito bersaglio.

«L’obiettivo più arduo da raggiungere è stato quello di promuovere una selettività specifica attiva, in altre parole, la capacità di rilasciare il farmaco in modo selettivo dove è necessario», afferma il prof. Nicotra. A tal fine, il team ha impiegato due strategie. La prima prevedeva di dotare i nano-veicoli di chiavi specifiche, ovvero peptidi, carboidrati o anticorpi, in grado di aprire un passaggio verso le cellule bersaglio. Nel secondo approccio, si usava un segnale a ultrasuoni per far collassare il nano-veicolo e rilasciare il farmaco vicino alla barriera. In virtù delle loro piccole dimensioni, i farmaci erano in grado di oltrepassare la barriera e di raggiungere il sito bersaglio. «Abbiamo ottenuto dei risultati molto interessanti e promettenti», dichiara, «in particolare nella somministrazione mirata a diversi tessuti tumorali e per varie patologie cerebrali, dove quella ematoencefalica è la barriera biologica più difficile da oltrepassare».

Solitamente un farmaco impiega tra i 10 e i 15 anni per giungere sul mercato. Tuttavia, una classe di nanoparticelle sviluppate dal progetto NABBA (Design and development of advanced NAnomedicines to overcome Biological BArriers and to treat severe diseases) è già attualmente promossa da una start-up biotecnologica italiana. Registrate come Amyposomes, queste nanoparticelle verranno sviluppate come un trattamento per determinate neuropatie periferiche e alla fine come un possibile trattamento contro l’Alzheimer.

Per maggiori informazioni, consultare: 
sito web del progetto NABBA

Ultimo aggiornamento: 4 Giugno 2019


Fonte: cordis.europa.eu
URL: https://cordis.europa.eu/news/rcn/131284/it