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Viaggi esotici? Superbatteri souvenir per 500 mila italiani
Secondo i dati più recenti a disposizione degli specialisti del gruppo, il 10% dei 18 milioni di italiani che ogni anno si recano all'estero opta per destinazioni tropicali o subtropicali. Poco meno di 2 milioni di connazionali, dei quali "circa il 25% rientra colonizzato da germi resistenti agli antibiotici", spiega il presidente del Gisa Francesco Menichetti, docente di Malattie infettive all'università di Pisa. "Succede soprattutto ai 20-30enni - aggiunge - che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e aree più a rischio per 'brutti incontri'".
Ma quali sono queste superinfezioni-souvenir? "Accanto ai rischi classici come Dengue, malaria o diarrea del viaggiatore - evidenziano gli specialisti - esistono anche pericoli più subdoli connessi alle vacanze: chi è colonizzato da germi resistenti, infatti, non necessariamente sviluppa sintomi eclatanti, ma ha addosso una sorta di 'bomba a orologeria' pronta a esplodere".
"Siamo abituati a pensare di poter essere contagiati dai batteri resistenti solo in contesti ospedalieri, ma non è così", chiarisce Menichetti: "Anche i viaggi in Paesi tropicali e subtropicali sono un fattore di rischio. Secondo le stime, su 100 mila viaggiatori che restano un mese all'estero, uno su due avrà disturbi durante il viaggio, 8 mila dovranno recarsi dal medico, 5 mila saranno costretti almeno un po' a letto e 300 saranno ricoverati nel corso della vacanza o al rientro. Sono soprattutto questi soggetti a essere ad alto rischio di colonizzazione da parte di germi resistenti".
"Così - suggerisce il numero uno del Gisa - se durante la vacanza si è avuto un episodio di diarrea o una febbre, se si sono dovuti prendere antibiotici, se si è stati ricoverati o si è andati in un Pronto occorso per qualsiasi motivo, ma anche se si è stati in viaggio molto a lungo, è importante sospettare che ci possa essere stata una colonizzazione batterica. Rivolgersi al medico ed eventualmente sottoporsi a un tampone rettale per verificarlo può essere opportuno, soprattutto se si vive a stretto contatto con persone anziane o pazienti fragili".
"La prevenzione è tuttavia la migliore alleata", puntualizza Menichetti. "Quando si viaggia in Paesi a rischio e dalla scarsa igiene - ricorda - è opportuno fare estrema attenzione all'igiene delle mani e all'alimentazione, evitando cibi crudi, le bibite non imbottigliate e il ghiaccio aggiunto alle bevande".
Ecco dunque le regole del Gisa per non rischiare in viaggio e al rientro:
1) Lavare sempre con cura le mani, soprattutto prima di mangiare;
2) Non mangiare verdure o altri cibi crudi, ma preferire sempre gli alimenti ben cotti;
3) Evitare i gelati e il ghiaccio da aggiungere alle bevande;
4) Bere solo da bottiglie sigillate;
5) Se in viaggio si è avuta diarrea, febbre, si è stati in un Pronto soccorso di un Paese tropicale o subtropicale per un qualsiasi motivo, rivolgersi al medico al rientro per valutare l'opportunità di un tampone rettale per verificare che non ci sia una colonizzazione di batteri resistenti.