“Il paziente fragile è colui che per malattie intercorrenti, per farmaci assunti, per malnutrizione o per altre situazioni di debolezza è soggetto a patologie che sono molto meno comuni nella persona sana – evidenzia il Prof. Carlo Federico Perno, Presidente del Congresso, Professore di Microbiologia all’Università Statale di Milano. – Il paziente fragile sta diventando sempre più comune nelle nostre strutture, in quanto include una parte di popolazione crescente: chi ha patologie tumorali, chi fa uso di farmaci biologici che agiscono sul sistema immunitario, chi per età ha un sistema immunitario più fragile, chi prende farmaci immunosoppressivi, come i trapiantati. Complessivamente, si tratta di milioni di individui, che sono soggetti a germi normalmente innocui per una persona sana. Queste persone devono essere protette: questi vaccini non sempre sono gli stessi raccomandati per l’infanzia; essi rappresentano una forma di medicina personalizzata da prendere in considerazione nel momento in cui un soggetto vada incontro a forme di immuno-compromissione”. 
L’APPUNTAMENTO – Il tema dei vaccini per soggetti immuno-compromessi è al centro del Convegno “Le vaccinazioni nel paziente fragile”, che è in corso a Milano presso la Sala Pirelli del Palazzo Pirelli, presieduto dai professori Andrea Gori, Carlo Federico Perno e Giuliano Rizzardini. Tra i rappresentanti delle istituzioni, presente l’Assessore al Welfare Giulio Gallera; invitati anche il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, la dirigente della Unità Organizzativa Prevenzione Regione Lombardia Maria Gramegna. Obiettivo di questo incontro è porre le basi per un piano di lavoro coerente e strutturato, che deve essere realizzato attraverso un intervento multidisciplinare, che coinvolga gli specialisti, i medici di medicina generale, i laboratori di microbiologia e i responsabili della Sanità pubblica, attivamente coordinati all'interno del sistema sanitario delle Regioni. 

“L’idea del convegno è stata ispirata dalla Legge 23/2015 della Regione Lombardia, che delinea un’offerta sanitaria in cui si prevede la presa incarico del paziente cronico – spiega il Prof. Giuliano Rizzardini, Presidente del Congresso, Responsabile Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco - Polo Universitario di Milano. – Il paziente cronico molto spesso è proprio quello più fragile: tra le offerte che bisognerebbe garantire rientrano a pieno titolo anche i vaccini. I vaccini dati al paziente immunodepresso e al paziente anziano eviterebbero un elevato numero di ricoveri, ad esempio per polmoniti. Serve un confronto tra diversi attori e uno sforzo congiunto affinché l’opzione vaccinale non venga omessa, in quanto ritenuta solamente compito del pediatra o dell’igienista. Sono molteplici gli specialisti (reumatologi, diabetologi, oncologi, infettivologi) che vengono frequentemente a contatto con pazienti fragili: dovrebbero essere consapevoli di questa possibilità e indirizzare i pazienti verso un percorso vaccinale preventivo, che può essere all’interno dello stesso ospedale”. 

“Specialisti di diverse discipline dovranno valutare caso per caso l’opportunità di questi vaccini, le dosi da somministrare e l’efficacia degli stessi – sottolinea il Prof. Andrea Gori, Presidente del Congresso, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Direttore di Unità Operativa Complessa al Policlinico di Milano - È un lavoro di gruppo: ciascuno specialista, coadiuvato dai colleghi, nell’ambito di un team guidato dall’infettivologo e dal microbiologo, ha la possibilità di prevenire alcune patologie, anche mortali”. 

IL MODELLO LOMBARDIA – La Lombardia è una regione molto sensibile sui temi attinenti alla salute e da sempre fa da traino nella salute pubblica nazionale. Nei confronti del paziente fragile mostra particolare sensibilità: il convegno sarà ospitato proprio nell’auditorium della Regione Lombardia, un segnale di comprensione e di disponibilità, per un argomento che richiede necessariamente un contributo politico. La prevenzione ha anche un rilievo socioeconomico non trascurabile. “La Lombardia si fa carico del 30% di questi pazienti, con costi che gravano fino all’80% della spesa. Di conseguenza, riuscire a prevenire qualcosa in questi pazienti permetterebbe anche un sensibile risparmio economico” conclude il Prof. Rizzardini.