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Operato al cervello mentre suona il piano


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Operato al cervello mentre suona il piano

 MEDICINA Pubblicato il: 16/11/2019 12:21
Operato al cervello mentre suona il pianoL'équipe multidisciplinare che ha eseguito l'intervento all'ospedale Bufalini di Cesena

La Neurochirurgia del Bufalini ha iniziato ha praticare l'Awake Surgery da qualche anno, spiegano dall'azienda sanitaria, dopo un periodo di perfezionamento degli specialisti cesenati in diversi centri tra cui il Dipartimento di Neuroscienze dell'università di Montpellier (Francia) diretta da Hughes Duffau, luminare del settore. Durante la procedura il paziente rimane sveglio, vigile e in grado di rispondere a una serie di test prestabiliti proposti dal neuropsicologo, in modo da localizzare e asportare nel modo più completo e preciso possibile la massa tumorale senza danneggiare le aree cerebrali che regolano il linguaggio, il movimento e le altre funzioni cognitive superiori. Con l'obiettivo finale di salvaguardare la qualità di vita del paziente.

 L'intervento sul musicista è durato circa 5 ore e "ciò che lo rende piuttosto raro ed eccezionale - precisa Luigino Tosatto, direttore dell'Unità operativa di Neurochirurgia dell'ospedale Bufalini, insieme a Vincenzo Antonelli e Giuseppe Maimone - è che in questo paziente per la prima volta abbiamo localizzato alcune aree cerebrali specifiche per la musica, molto complesse da rilevare, per preservare le sue abilità musicali durante l'asportazione della massa tumorale. Tale approccio ci permetterà anche di comprendere meglio la complessità dei processi cerebrali che sottendono alcune funzioni cognitive superiori della mente umana, fra cui le abilità artistiche e musicali". In particolare, durante l'operazione sono state mappate e monitorate tre diverse capacità di comprensione musicale: il riconoscimento dei toni melodici, il ritmo e il contorno musicale.

In sala operatoria durante l'intervento un'équipe multidisciplinare composta dai neurochirurghi Tosatto, Antonelli e Maimone, dalla neurofisiologa Chiara Minardi, dai neuroanestesisti Marco Bocchino e Giuseppina Pugliese, dai neuropsicologi Caterina Bertini e Davide Braghittoni dell'università degli Studi di Bologna - Dipartimento di Psicologia di Cesena, e da personale infermieristico coordinato da Milena Maccherozzi. Il plannig neuroradiologico preoperatorio per l'Awake Surgery viene eseguito dalla Neuroradiologia di Cesena diretta da Maria Ruggiero e dalla Neuroradiologia di Ravenna, come in questo caso specifico, dove collaborano Patrizia Cenni e Chiara Romeo.

Quella 'andata in scena' al Bufalini è stata "una modalità operativa di alta complessità - evidenzia l'Ausl romagnola - che ha richiesto una stretta collaborazione e una forte integrazione multidisciplinare tra diversi professionisti di elevata competenza, oltre a una lunga formazione sul campo".

QUANDO SI PUO' FARE? - La Awake Surgery ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi 20 anni, grazie al progressivo miglioramento delle tecniche chirurgiche e anestesiologiche. L'obiettivo è rimuovere la massa malata senza toccare quella sana, preservandone le funzioni. Ma quando si può fare? "La metodica - ricordano gli esperti romagnoli - è indicata soprattutto per l'asportazione di gliomi di bassa e media aggressività, che rappresentano circa il 5% di tutte le neoplasie benigne cerebrali e il 15% di tutti i gliomi cerebrali (5-7/100 mila abitanti), e colpiscono prevalentemente persone giovani fra 35 e 45 anni".

"Lo scopo principale dell'Awake Surgery è preservare le aree eloquenti cerebrali durante l'asportazione di lesioni tumorali infiltranti. Inizialmente la chirurgia da sveglio è stata utilizzata per preservare le aree cerebrali del linguaggio e del movimento, ma negli ultimi anni, grazie alla collaborazione con un team dedicato di neuropsicologi, neurofisiologi e neuroanestesisti, e con lo sviluppo di test specifici intraoperatori, è possibile monitorare durante l'intervento chirurgico molteplici funzioni cognitive superiori quali la percezione visuo-spaziale, la memoria, la capacità di calcolo, le funzioni attentive ed esecutive, l'empatia cognitiva e molte altre". Si punta in definitiva a "ottenere il massimo bilancio 'neuro-oncologico'", ossia a "massimizzare l'area di asportazione e minimizzare o evitare del tutto l'insorgenza di deficit neurologici e neuro-cognitivi, con evidenti importanti vantaggi sulla qualità di vita del paziente".


Fonte: adnkronos.com
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